La Presentazione al Tempio è un episodio dell'infanzia di Gesù riferito dal Vangelo secondo Luca (2,22-39).
Il Significato teologico ci spiega che Maria non avrebbe avuto bisogno di essere purificata ma si sottopone ugualmente al rito per dimostrare la sua obbedienza ai precetti religiosi. Luca non dice che Gesù è stato riscattato con il pagamento dell'offerta: ciò significa che è stato consacrato interamente a Dio Padre fin da bambino. Per la purificazione della puerpera e l'offerta del primogenito non era necessario andare al Tempio di Gerusalemme: questi atti potevano essere effettuati in tutto il Paese con un sacerdote qualsiasi[1]. Per Luca, la prima introduzione di Gesù al Tempio ha invece un preciso significato teologico. L'incontro con Simeone e Anna mostra l'attuazione di una profezia di Malachia, secondo cui il messia sarebbe stato riconosciuto nel Tempio (3,1). La gioia dei due ebrei pii descrive il compimento della speranza del popolo di Israele. Simeone capisce che Gesù è il messia atteso, ma è venuto per tutti i popoli, non solo per Israele; sarà però un segno di contraddizione, dividendo Israele tra chi crederà in lui e chi no[2]. Secondo alcuni teologi, la profezia nei confronti di Maria non riguarderebbe il dolore, ma la divisione interiore: di fronte alla missione del figlio, la sua stessa madre avrebbe oscillato tra la fede e il dubbio[2].
Nella pratica di presentare i bambini al Tempio è racchiuso anche un significato simbolico valido ancora per tutti i credenti in Cristo. Infatti, l'atto di consacrazione del neonato al Signore ricorda come Dio Padre abbia presentato il suo Unigenito/Primogenito come riscatto dei peccati di coloro che Gli appartengono. Tutto già scritto nel piano della salvezza divina. Quindi, presentare i bambini al Tempio trae le sue radici nel piano della salvezza dove Gesù il Cristo avrebbe riscattato il Suo popolo.